1975 al cinema, l’anno dei capolavori 12 film, dove vederli oggi e 12 ibri per saperne di più

Italy News: 1975 al cinema, l’anno dei capolavori 12 film, dove vederli oggi e 12 ibri per saperne di più

Cinquant’anni fa: inizia il 1975. Si apre un Anno santo (esattamente come oggi), i Khmer rossi scatenano un’offensiva in Cambogia, Wess e Dori Ghezzi vincono Canzonissima, il terrorista nero Mario Tuti uccide due carabinieri a Empoli, a Catanzaro inizia il terzo processo per la strage di piazza Fontana. Tutto questo in gennaio. Un normale gennaio italiano degli anni 70. In febbraio Renato Curcio evade dal carcere di Casale Monferrato e a Roma si apre il processo per il rogo di Primavalle. Non sono tempi facili. In giugno, le elezioni amministrative fanno segnare un forte avanzamento del Pci che va al governo in cinque regioni (Emilia, Toscana, Umbria, Piemonte e Liguria) e nelle prime cinque città italiane (Roma, Milano, Napoli, Torino e Genova). L’affluenza alle urne è del 92,8% degli aventi diritto: trovare le differenze con oggi.

Il 9 aprile, nel mondo del cinema, succede una cosa bella: Federico Fellini vince il suo quarto Oscar con Amarcord. Cinematograficamente, in Italia l’anno finirà con una tragedia: l’assassinio di Pier Paolo Pasolini. Nel frattempo, in tutto il mondo, il cinema vive un anno di grazia. L’anno d’oro di Hollywood è considerato il 1939: Via col ventoOmbre rosseIl mago di OzLa voce nella tempestaDonneBeau Geste. Ma se dovessimo indicare l’anno in cui il cinema ha dato il meglio di sé, torneremmo a cinquant’anni fa. Il magico 1975. Oggi festeggiamo le nozze d’oro – per i boomer che c’erano – con il grande cinema italiano e internazionale, che sforna un capolavoro dopo l’altro.

Qui vogliamo raccontarvi la “sporca dozzina” di capolavori che segnano quell’anno. Pensavamo di limitarci a dieci titoli ma è stato impossibile. Ma prima di deliziarvi con i super12, e di cercarli sulle piattaforme (ci sono tutti, leggere qui sotto), tenete presente che sono datati 1975 anche: in Italia Profondo rosso di Dario Argento e Fantozzi di Luciano Salce, forse il successo dell’anno, la consacrazione di un personaggio che gli italiani amano ancora a distanza di mezzo secolo.

In America escono Bersaglio di notte di Arthur Penn e Quel pomeriggio di un giorno da cani di Sidney Lumet, infuria la New Hollywood, nascono nuovi divi (in questi due film, Gene Hackman e Al Pacino); ma anche RollerballIl vento e il leone con Sean Connery e Candice Bergen più belli e sexy che mai, e uno strano musical che farà epoca, Rocky Horror Picture Show.

La Gran Bretagna risponde con Monty Python e il sacro Graal, primo vero film di un gruppo comico che in tv spopola da anni. I giganti sono vivi e vegeti: John Huston firma L’uomo che volle farsi re (di nuovo Sean Connery, in coppia con Michael Caine), dal romanzo più affascinante di Kipling; Ingmar Bergman si prende una meravigliosa vacanza mozartiana con Il flauto magico; un giovanotto tedesco che è già fra i colossi a soli trent’anni, Rainer Werner Fassbinder, gira uno dei suoi film più belli, Il diritto del più forte. C’è vita oltre cortina: dall’Urss, oltre ai due film di cui parliamo di sotto, arrivano Pastorale del georgiano Otar Ioseliani e Schiava d’amore di un regista in stato di grazia, Nikita Michalkov, che oggi purtroppo è al soldo della propaganda putiniana.

E si fanno avanti nuovi continenti: dall’Australia arriva un film bellissimo e misterioso, Picnic a Hanging Rock, diretto da un altro trentenne che farà strada, Peter Weir. A Cannes in maggio la Palma va al notevole, e politicamente rovente, Cronaca degli anni di brace dell’algerino Mohammad Lakhdar-Hamina (forse non è così chiaro, oggi, cosa significhi un film algerino vincitore in Francia…) ma il film più sorprendente del concorso è L’enigma di Kaspar Hauser di un altro tedesco geniale, Werner Herzog; in competizione ci sono anche Alice non abita più qui di Martin ScorseseLenny di Bob Fosse (uno strepitoso Dustin Hoffman), Profumo di donna di Dino Risi

Venezia invece vive anni di trasformazioni, l’edizione ’75 è fatta di omaggi e retrospettive, nell’albo d’oro un Leone di quell’anno non c’è. Ma idealmente e retrospettivamente potremmo assegnarlo ad Anna, film-leggenda del cinema sperimentale italiano diretto da Alberto Grifi e Massimo Sarchielli, che proprio a Venezia viene presentato dopo il debutto al Filmstudio di Roma. Già, esistevano i cineclub…

E poi, o meglio prima, ci sono i magnifici 12. Eccoli qua, in ordine temporale di uscita (in Italia e, in qualche caso, in patria).

Professione: reporter

Esce in Italia il 28 febbraio. Chiude un’ideale “trilogia anglofona” iniziata con Blow Up e proseguita con Zabriskie Point. Ma stavolta, anziché a Londra o in America, Michelangelo Antonioni ci porta in Africa dove un inviato di guerra in crisi esistenziale decide di seguire le orme del pirandelliano fu Mattia Pascal: finge di essere morto assumendo l’identità di un trafficante d’armi il cui cadavere giace non reclamato nel deserto. Ovviamente le cose, ben presto, si complicano. Uno dei film preferiti di Jack Nicholson, il protagonista, che dopo qualche anno è diventato titolare dei diritti. Il piano sequenza finale, con la macchina da presa che esce dalla finestra per poi rientrarvi, è fra i più funambolici della storia del cinema.

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Il libro da leggere: Alberto Moravia, A quale tribù appartieni?, Bompiani, 2001. Moravia amava l’Africa e ne scrisse molto. Antonioni si sarà ispirato anche ai suoi reportage? L’unica cosa certa è che il libro appare nel film, nella casa londinese del protagonista. Sicuramente non per caso.

Qualcuno volò sul nido del cuculo

Esce in Italia il 18 marzo. Un anno dopo spazzolerà gli Oscar eguagliando un record che in precedenza apparteneva in solitaria ad Accadde una notte di Frank Capra. Sarà il secondo film ad aggiudicarsi i cinque Oscar principali: miglior film, miglior regia (Milos Forman), miglior attrice protagonista (Louise Fletcher), miglior attore protagonista (Jack Nicholson), miglior sceneggiatura (Lawrence Hauben e Bo Goldman). L’Oscar per il miglior film va, come di regola, ai due produttori. Uno è Saul Zaentz, l’altro è il trentenne Michael Douglas. Il padre di quest’ultimo, Kirk Douglas, aveva acquistato i diritti del romanzo di Ken Kesey nel 1962, senza riuscire a realizzarlo. Quando il figlio subentrò, decise che papà Kirk era ormai troppo anziano per interpretare il protagonista…

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Il libro da leggere: Ken Kesey, Qualcuno volò sul nido del cuculo, Rizzoli, 1988. È il libro al quale il film si ispira, un classico della psichiatria alternativa e della controcultura anni ’60. Leggerlo è anche un modo di ridare a Kesey quel che è di Kesey: a seguito di numerose controversie legali, pare che non abbia mai voluto vedere il film.

Nashville

È uno dei film dell’estate americana (dove esce nel weekend del 4 luglio). Arriva in Italia solo il 6 febbraio 1976, in edizione originale con sottotitoli: persino allora, quando il doppiaggio imperava, i distributori italiani si resero conto che doppiarlo era un delitto. Nonostante ciò, e nonostante l’argomento – la musica country, una “sottocultura” che negli Usa è fondamentale ma in Italia è pressoché sconosciuta –, diventò un film-culto. Rivisto oggi, è un’icona dei “Seventies” ma resta un film originale, seminale, modernissimo. È capitato a molti di noi di frequentare kermesse popolari di vario tipo, dalle feste dell’Unità alle sagre della porchetta, e di esclamare “sembra Nashville!”. Gli attori scrivono da sé i propri personaggi e le canzoni che devono interpretare nel film: I’m easy, scritta e cantata da Keith Carradine, vince l’Oscar e va addirittura in classifica.

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Il libro da leggere: Daryl Sanders, Un sottile, selvaggio suono mercuriale, Jimenez, 2019. Non c’entra ma c’entra eccome: è un libro curiosissimo che ricostruisce le registrazioni di Blonde on blonde, capolavoro di Bob Dylan: per la prima volta in carriera Dylan lavora a Nashville con una squadra di formidabili musicisti locali, crea un sound unico e “sdogana” la città che diventerà una capitale, oltre che del country, anche del rock’n’roll e di tutta la musica popolare americana.

Dersu Uzala

Proiettato al festival di Mosca nel luglio del 1975, uscirà in Italia solo nel 1977. Ormai considerato vecchio e bollito in patria (non gira un film in Giappone dal 1970) il 65enne Akira Kurosawa trova finanziatori, incredibile a dirsi, in Unione Sovietica. La Mosfilm gli produce un film ispirato a un classico della letteratura russa di viaggio: i diari di Vladimir Arsenev, un esploratore che visitò l’estremo oriente siberiano agli inizi del ‘900. È l’incontro fra un uomo “moderno” e il cacciatore Dersu Uzala, appartenente all’etnia degli Hezhen: un omino apparentemente insignificante che vive in simbiosi con la natura e salva più volte la vita ai russi sbruffoni. Opera di poesia pura e assoluta, film semplicemente meraviglioso con due attori perfetti, il tuvano Maksim Munzuk (un’etnia turca che vive tra Russia e Mongolia) e il russo Jurij Solomin.

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Il libro da leggere: Vladimir Arsenev, Dersu Uzala. Il piccolo uomo delle grandi pianure, Mursia, 2022. È il “memoir” di Arsenev al quale il film si ispira. Sullo sfondo una storia che conosciamo pochissimo ed è il corrispettivo asiatico del western, la colonizzazione russa della Siberia.

Lo specchio

Proiettato, come Dersu Uzala, al festival di Mosca nel luglio del ’75, ha poi una distribuzione limitata in patria e arriverà in Italia addirittura nel 1979. Andrej Tarkovskij ha girato in Urss solo cinque lungometraggi, tutti magnifici: L’infanzia di IvanAndrej RubljovSolarisLo specchio e StalkerAndrej Rubljov è un capolavoro inarrivabile ma Lo specchio è il film più personale, ispirato a vicende accadute ai genitori nei durissimi anni ’30. C’è un aneddoto celebre, forse inventato, ma rivelatore (e molto “leninista”): pare che quando il film fu visionato al Goskino, il ministero del cinema, dai burocrati che dovevano deciderne il destino una donna delle pulizie si infilò alla proiezione. Poi, mentre gli apparatciki discutevano ammettendo di non averci capito un’acca, si narra che la donna prese la parola e disse: “Ma che c’è da capire? È la storia di un uomo che ripensa al suo passato e se ne vergogna un po’. Ed è bellissimo”.

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Il libro da leggere: Arsenij Tarkovskij, Stelle tardive. Versi e prosa, Giometti & Antonello, 2017. Raccolta di opere del padre di Tarkovskij, importante scrittore le cui poesie percorrono come un filo rosso i film del figlio.

Barry Lyndon

Esce in Italia il 16 settembre. Secondo molti, il capolavoro di Stanley Kubrick. Film a dir poco leggendario, fu scarsamente apprezzato da molti critici (anche italiani) il che, a distanza di mezzo secolo, suona semplicemente ridicolo. Dopo la parabola distopica di Arancia meccanica Kubrick si trasferisce nel ‘700, trasformando il sogno di un film su Napoleone nel racconto di “ascesa e caduta” di un avventuriero irlandese sullo sfondo della Guerra dei Sette anni. Per filmare le scene di interni a lume di candela furono utilizzate lenti speciali costruite dalla Carl Zeiss Company per la Nasa. Ancora oggi c’è chi sostiene che l’agenzia spaziale americana ringraziò in questo modo Kubrick per aver girato le scene dell’allunaggio nel 1969. Leggende, dure a morire.

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Il libro da leggere: Marisa Berenson, Momenti intimi, Barbès, 2010. Autobiografia dell’attrice, piena di aneddoti sul film. Il più divertente? Essendo una modella famosa ed esperta, Berenson chiese a Kubrick di potersi truccare da sola, in quanto conosceva il proprio volto e la propria pelle meglio di qualunque truccatore professionista. Kubrick acconsentì e, visti i risultati, le chiese se poteva truccare anche Ryan O’Neal. Anche per risparmiare… Berenson, gentilmente, rifiutò.

Shampoo

Esce in Italia il 30 settembre. Gli anni 70 sono quelli della New Hollywood, un decennio di irripetibile creatività. Ebbene, tra i classici di quel decennio Shampoo è oggi uno dei più interessanti. Lo dirige Hal Ashby ma il deus ex machina è Warren Beatty, protagonista e produttore. Storia di un parrucchiere seduttore, è ancora oggi uno straordinario apologo sulla politica americana, politicamente scorrettissimo (la trama si svolge durante una campagna elettorale e Beatty sfotte in egual misura repubblicani e democratici) e per l’epoca incredibilmente audace. Una battuta di Julie Christie, ubriaca a un party di estrema destra, sarebbe oggi da arresto. Non ve la raccontiamo: rivedetelo, please!

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Il libro da leggere: Peter Biskind, Star: how Warren Beatty seduced America, Simon & Schuster, 2011. Purtroppo non tradotta in italiano, è la biografia della star più importante del decennio. Produttore onnipotente a meno di trent’anni (con Gangster Story), dongiovanni impenitente, comunista e radical in un Paese che si è consegnato a Nixon: personaggio enorme, qui raccontato con dovizia di storie incredibili.

Adele H.

È un film del 1975 (esce in Francia l’8 ottobre) ma arriva in Italia solo nel febbraio dell’anno dopo. François Truffaut e l’amore, un binomio inscindibile. Solitamente il regista segue le peripezie sentimentali del suo alter ego Antoine Doinel, ma quando si tratta di “amour fou” e l’innamorata pazza è una donna si trasferisce nell’Ottocento e si ispira ai diari di Adele Hugo, figlia del famoso scrittore. Folle d’amore per un ufficiale inglese, la giovane lo insegue dovunque, incurante di ogni convenzione. Isabelle Adjani ha vent’anni ed è la scoperta dell’anno.

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Il libro da leggere: François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, Saggiatore, 2014. Di libri di Truffaut ce ne sono tanti, per fortuna. Questo è il più noto ed è probabilmente il libro sul cinema più famoso di sempre. Se non l’avete mai letto, è ora di farlo.

Amici miei

Esce in Italia il 24 ottobre. Un vecchio progetto di Pietro Germi: dopo la morte di quest’ultimo, il 4 dicembre 1974, passa a Mario Monicelli che sposta la trama da Bologna a Firenze, forse in omaggio alla cultura toscana delle “beffe” che risale addirittura a Boccaccio. Sul film gira un aneddoto strepitoso che probabilmente è inventato, ma noi lo raccontiamo lo stesso: quando in dicembre esce in Italia Lo squalo, il nostro è l’unico Paese al mondo in cui il pescecane assassino non è primo negli incassi. Resiste, là in cima alla classifica, un film italiano intitolato… Amici miei, “my friends”, di cui Spielberg e soci non sanno assolutamente nulla. Spielberg chiede di vederlo, con un interprete che glielo traduce in simultanea. Dopo averlo visto, ne capisce meno di prima. Sarà vero? E soprattutto, come gli avranno tradotto in inglese “supercazzola prematurata come fosse antani”?

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Il libro da leggere: Sebastiano Mondadori, La commedia umana. Conversazioni con Mario Monicelli, Saggiatore, 2005. Splendido dialogo fra un grandissimo regista e un importante scrittore che, fra le altre cose, sono anche lontani parenti.

I tre giorni del Condor

Esce in Italia l’11 dicembre. È uno dei migliori thriller di quell’anno. L’incipit è semplicemente memorabile. In un ufficio insignificante della Cia, dove lavorano impiegati che devono semplicemente leggere libri e riassumerne le trame (qualcuno, poi, ne farà buon uso…), uno degli impiegati esce a comprare il pranzo per tutti. Quando torna, tutti i colleghi sono stati assassinati. Da quel momento il “condor” è in fuga: e si rivelerà uomo di molte risorse. Uno dei film politici più duri del decennio, sulla Cia che divora se stessa, perfettamente impaginato da Sydney Pollack. Strepitosa prova di Robert Redford e Faye Dunaway, mai così belli e bravi.

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Il libro da leggere: James Grady, I sei giorni del condor, Rizzoli, 2015. Per una volta il libro dura il doppio del film (in originale i giorni erano sei) ed è meno bello, ma è comunque una lettura divertente.

Lo squalo

Esce in Italia il 19 dicembre. In America, invece, è uscito il 20 giugno. È stato il film dell’estate ed è forte il sospetto che abbia drasticamente diminuito la frequentazione di tutte le spiagge degli Stati Uniti. Dal punto di vista commerciale ha fatto la storia, cambiando le leggi del box office: esce in 409 copie, cifra oggi normale ma allora inedita per un film di una major (i film importanti uscivano in poche copie per poi “allargarsi”) e totalizza più di 7 milioni nei primi tre giorni di programmazione, creando la famigerata “sindrome del primo weekend”. Inoltre la Universal investe 700.000 dollari (cifra all’epoca spropositata) in spot televisivi, in prima serata su tutte le reti tv. È il primo film della storia del cinema a sfondare grazie alla televisione. A tutt’oggi il box office mondiale è di quasi mezzo miliardo di dollari – degli anni 70. E continua a fare una paura maledetta. La frase di Roy Scheider, “ci serve una barca più grossa”, è una delle battute più famose e azzeccate di tutti i tempi.

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Il libro da leggere: Carl Gottlieb, The jaws log, Dey Street Books, 2012. Diario delle riprese scritto dallo sceneggiatore, solo in inglese. Divertentissimo. Fu una lavorazione allucinante. Lo squalo meccanico (ovviamente non digitale) non funzionava e Spielberg decise di mostrarlo il meno possibile, cosa che contribuì al mistero e alla suspense. Sul set lo squalo era chiamato da tutti “Bruce”: era il nome dell’avvocato di Spielberg.

Salò o le 120 giornate di Sodoma

Viene proiettato il 22 dicembre al festival di Parigi. Pier Paolo Pasolini è stato assassinato quasi due mesi prima, il 2 novembre. L’11 novembre la prima commissione di censura ne ha proibito la distribuzione. In appello, il 23 dicembre, il film viene “liberato” con il divieto ai minori di 18 anni. Esce nei cinema a Milano il 10 gennaio 1976 e dopo tre giorni viene sequestrato. È l’inizio di un’odissea giudiziaria impossibile da ricostruire in poche righe. È tuttora un film dolorosissimo e quasi insostenibile, un grido di rabbia contro il fascismo risorgente, sicuramente NON un film-testamento perché Pasolini aveva molti altri progetti nel cassetto.

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Il libro da leggere: François de Sade, Le 120 giornate di Sodoma, Newton Compton, 2015. Per chi ha coraggio: chi scrive non l’ha mai letto, c’è chi lo considera un capolavoro e chi lo definisce uno dei libri più tetri e noiosi mai scritti.

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